A proposito di crisi
Signori lettori che avete la pazienza di leggermi, ho il piacere di comunicare (ai pochi di voi che ancora non lo sanno) che la nostra economia ha registrato una crescita dello 0,1%. Lo hanno detto alla televisione!
A questo punto penserete che se i disoccupati aumentano e gli imprenditori continuano a suicidarsi è solo perché non vedono i telegiornali.
Ebbene no, devo smentirvi, nonostante questo grasso e grosso “zerovirgolaunopercento” siamo ancora in crisi!
E viene una gran voglia di fermarsi. Di sedersi ad “aspettare Godot”.
Ma arriverà mai questo fantomatico Godot?
Che io sappia no (me lo ha confidato un certo signor Beckett).
E allora, credo che non ci resti che rimboccare le maniche (per quelli che una camicia ancora l’hanno) e darsi da fare.
Del resto Einstein, al quale non difettavano intelligenza e capacità speculativa, parlava della crisi come opportunità, stimolo necessario al progresso e alla crescita individuale e sociale.
La crisi secondo Einstein (grande scienziato) produce ansia, l’ansia è madre della creatività, la creatività porta alla scoperta e la scoperta porta al progresso. Il progresso porta al superamento della crisi e quindi alla rinascita e la rinascita finalmente assicura un periodo più o meno lungo di serenità.
Ma la serenità, aggiungo io (piccolo laureato in “scienze politiche”) è un sentimento che col tempo si consuma e quando meno te lo aspetti finisce. Ci vuole quindi una nuova crisi che porti nuova creatività e scoperta e progresso e rinascita.
E quindi di nuovo serenità e poi di nuovo crisi. E la crisi costa così tanto, in termini umani ed economici, che non farne tesoro (e prepararsi alla crisi successiva) sarebbe uno spreco immenso, che si andrebbe a sommare ai danni che essa stessa produce copiosi.
Al lavoro quindi, a cercare insieme soluzioni e vantaggi. Ad inventarci il giorno. A lavorare anche la notte per sostenerci sulle nostre gambe. E mentre lavoriamo c’è chi continua a danzare la cieca danza dell’incoscienza, ma poco ci interessa, noi comunque viviamo (di loro non potrei dire lo stesso).
Salvatore Marano di SVS.Impresa