Basilea 1, 2, 3 oggi fallire tocca a te!

Auguri al comitato di Basilea che fra qualche giorno compie quarant’anni, e pur se composto dai serissimi Governatori delle Banche centrali ha la vitalità di un bambino che nel tempo ha seppellito migliaia di aziende ben più giovani di lui sotto i propri regolamenti.

Il primo vero regolamento: “Basilea uno”, entra in vigore nel 1988 e mette i primi paletti di accesso al credito ad una imprenditoria che può comunque permetterselo in quanto ancora capace di raggiungere grandi risultati economici, “nonostante tutto”, e quindi in grado di sacrificare una piccola parte delle proprie risorse sull’altare dei regolamenti.

Il primo gennaio duemilasette l’entrata in vigore di “Basilea due”: il regolamento di tutti i regolamenti, ma il saggio “Comitato” anticipa la sua uscita nel 2004 in via sperimentale e… definitiva!

Non è descrivibile la gioia degli imprenditori (e l’imbarazzo di qualche funzionario di banca di buon cuore) alla lettura dei nuovi paletti posti alle imprese per accedere al credito.

Finalmente il sistema bancario internazionale ha un regolamento degno di tale nome, capace di escludere dal credito tutte quelle aziende che non hanno gli adeguati requisiti di solvibilità. Giustizia è fatta!

Peccato che il “sistema Basilea” detta in primo luogo le caratteristiche che devono avere gli Istituti di Credito per fare impresa e che le banche chiedano oggi il possesso delle stesse caratteristiche alle imprese per concedere loro credito.

Ma raramente le imprese hanno le stesse capacità economiche e patrimoniali di un istituto di credito.

Ancor di più oggi, complice la crisi economica che attanaglia il nostro Paese (e non solo), sono poche le aziende in possesso dei cosiddetti requisiti di solvibilità e affidabilità, che potremmo definire di “moralità creditizia”, indispensabili per accedere e mantenere il credito.

E dalla crisi economica dobbiamo ripartire, essa infatti può rappresentare una importante opportunità di riforma della regolamentazione. Essa offre alle banche l’occasione di rivedere radicalmente le pratiche di gestione del rischio e verificare che i metodi adottati siano idonei ad affrontare le complessità dei mercati finanziari.

Salvatore Marano di SVS.Impresa